domenica 31 gennaio 2010

In arrivo...



Si, lo so. Avevate quasi perso la speranza. Ma la raccolta sta arrivando. Con alcune sorprese. Il ritardo è gigantesco, ma voi siete state pazienti.
Grazie.
Nei prossimi giorni ci sarà qualche novità...e la nostra raccolta sarà resa disponibile. A tutte coloro che hanno partecipato: domani controllate la vostra posta!
Grazie della vostra affettuosa pazienza!

venerdì 29 gennaio 2010

Sacchettini magici: una fiaba. Filetti d'orata in carta fata.



Ricordo le mani, morbide e affusolate, che spianavano il risvolto del lenzuolo, accarezzavano le treccine brune, mescolavano l'infuso di tiglio nella grande tazza di porcellana a fiori, posata sul comodino.
Le fate della fiaba danzavano nella radura, illuminata dalla luna: le fatine più giovani, sedute sul tronco inclinato, attendevano il loro turno per dondolarsi sull'altalena di ragnatela d'argento. Nelle loro chiome dorate erano intrecciate corone di mughetti e le vesti impalpabili, tessute con fili di seta, brillavano nella notte incantata.
La bambina lottava col sonno, sforzandosi di tenere aperte le palpebre pesanti. Le mani della nonna carezzavano ipnotiche la fronte accaldata.
Sotto un cespuglio di myosotis erano posati tanti sacchettini di velo bianco; contenevano i preziosi averi delle fate: la polvere dorata e impalpabile che ogni sera spruzzavano sugli occhi dei bimbi buoni, per farli riposare tranquilli e donar loro i sogni più belli e colorati. Le bianche campanule iniziarono a suonare dolcemente e le giovani fate si affrettarono: ognuna raccolse il suo delicato sacchetto poi tutte insieme si sollevarono in volo, in una nuvola soffice e leggera di bianchi veli. La notte era piena di stelle, e i bimbi attendevano un dolce riposo.
Le mani morbide della nonna accarezzarono una manina paffuta, rincalzarono le coperte, raccolsero la bella tazza di porcellana ormai vuota. Restò solo la luce soffusa di una piccola veilleuse ad accompagnare il sonno della bimba. Dalla finestra entrò un raggio di luna: una giovane fata sgusciò nell'ombra e sorridendo si accomodò sul bordo del letto, svolse il suo sacchetto e si preparò a vegliare il riposo della piccolina.
La nonna sorrise e lasciò la porta socchiusa.


Filetti d'orata in carta fata.



4 filetti d'orata ( o altro pesce a piacere)
carta fata
timo, qualche ciuffo
pinoli, una manciata
pomodorini secchi sott'olio
aglio, 2 spicchi
capperi dissalati, 1 cucchiaio
olio evo
sale



Tagliare un quadrato di carta fata di circa 40 cm di lato e posarlo su un piatto asciutto.
Mettere al centro un filetto di pesce, qualche pomodorino, un po' di pinoli, due rametti di timo, mezzo spicchio d'aglio, qualche cappero ben dissalato.
Condire con olio, sale e pepe.
Chiudere il sacchetto, fermarlo con un pezzetto di spago da cucina e posarlo su una placca da forno.
Preparare nello stesso modo gli altri sacchetti.
Infornare a 180° per circa 15 minuti.
Servire nei sacchettini.

mercoledì 27 gennaio 2010

Cucinare insieme. Rotolo di crespelle al cavolfiore.



Ancora un primo piatto, meno veloce di quello di ieri, ma semplice nell'esecuzione. E molto piacevole all'aspetto.
E molto piacevole è stato far nascere questo piatto, frutto di una bella collaborazione familiare: la figlia grande ha preparato le crepes, io ho farcito e infornato, la piccola ha sfornato, porzionato e servito: poi ha pure cercato di rendere dignitose delle foto scattate con mezzi di fortuna (telefonino! La macchina fotografica era scarica!)
Ovviameente il ripieno può cambiare a vostro piacere: zucchine grattugiate, patate e noce moscata, trevisana e mela, prosciutto e spinaci...fate voi! A noi è piaciuta molto così.

Rotolo di crespelle al cavolfiore.

per le crepes:
2 uova
100g farina
250g latte
un pizzico di sale

Riunire in una ciotola gli ingredienti e battere con una frusta o una forchetta.
Cuocere un mestolo alla volta in un padellino antiaderente, rigirando la crepe dopo pochi minuti, con l'aiuto di una spatola. Appilare le crepes preparate e tenere in caldo.

Per il ripieno:
un piccolo cavolfiore
200ml bechamelle
2 uova
4+2 cucchiai di parmigiano grattugiato
sale, pepe , noce moscata
burro

Lavare il cavolfiore e dividerlo in cimette. Cuocerlo a vapore per dieci minuti. Disporlo su un telo e lasciar asciugare.
In una ciotola riunire la bechamelle, le uova, 4 cucchiai di parmigiano, la noce moscata, il sale e pepe. Aggiungere le cimette di cavolfiore.
Stendere un foglio di alluminio e su questo un foglio di carta forno.
Disporre 6-8 crepes, sovrapponendole leggermente, in modo da formare un rettangolo.
Stendere il ripieno, lasciando qualche centimetro libero ai bordi.
Con l'aiuto della carta forno, formare un rotolo e chiuderlo bene, avvolgerlo anche nell'alluminio e chiudere stettamente.
Posare il rotolo su una placca ed infornare per ca 30 minuti a 180°.
Sfornare, liberare il rotolo dalle carte. Rimetterlo sulla teglia, cospargerlo di qualche fiocchetto di burro e spolverarlo con i due rimanenti cucchiai di parmigiano. Infornare per pochi minuti sotto il grill.
Servite a fette.

martedì 26 gennaio 2010

Napoli per caso... e per amore. Pasta e patate.



Io sono nata a Napoli. Per caso!
Lo dicevo sempre da bambina.
In un mondo "del nord" che mal sopportava gli "emigranti" del sud, che non affittava ai "meridionali", che discriminava, quando mi domandavano dove fossi nata e io rispondevo "A Napoli", subito vedevo cambiare l'espressione dei volti, affievolirsi, congelarsi, il sorriso affettuoso del mio interlocutore. "Per caso" , avevo imparato ad aggiungere in fretta. E il sorriso tornava.
Sono nata a Napoli.
La mia mamma, allora giovanissima,aveva seguito l'affascinante marito, a Napoli per lavoro. Avrebbero dovuto fermarsi pochi mesi, restarono due anni. E io nacqui là: al Vomero, nella clinica Villa dei Gerani.
Mia mamma aveva vent'anni. E amava papà, riamata, appassionatamente.
Ovviamente non ricordo nulla degli spazi e dei colori dei miei dieci mesi a Napoli, ma ho conservato l'imprinting del profumo prezioso del pane, che ritrovo quando assaggio il pane cafone, che adoro.
Non ricordo nulla dei miei primi mesi di vita, ovviamente, ma il colore, l'aria, il sale, il profumo di Napoli mi hanno colmata della loro magia.
Sono stata poco volte a Napoli, da adulta, ma ogni volta mi è sembrato di "ritornare " A Napoli: ed è una bella sensazione. Una nostalgia che mi piace coltivare.
Sono nata a Napoli, tanti anni fa. Per caso. Per amore.
E per fortuna.
E a Napoli penso quando cucino questo piatto, veloce e buonissimo.
Non è la Pasta e patate della grande tradizione della cucina povera napoletana, ma un'interpretazione, rapida e profumata.
La cucino quando ho poco e niente in frigo, come in questi giorni di influenza.Quando ho voglia di un piatto di conforto, quando le mani cucinano, senza bisogno che io pensi.
E' un piatto buono, profumato di rosmarino e reso morbido e voluttuoso dalla consistenza delle patate.

Pasta e patate.



350 pasta corta (maccheroni, conchiglie, ecc)
2 patate, rosse a pasta gialla
1 cipolla di tropea
1 spicchio d'aglio
rosmarino
olio evo.

Cuocere la pasta in abbondante acqua salata.
In una larga padella rosolare in abbondante olio evo l'aglio intero e la cipolla tritata grossolanamente. Unire due ciuffi di rosmarino, poi le patate, tagliate prima a fette e poi a pezzi, e rosolarle senza farle annerire.
Scolare la pasta al dente e trasferirla nella padella, facendola saltare per pochi minuti in modo che assorba i sapori. Aggiungere un poco di rosmarino tritato fine, spegnere e servire caldo.

venerdì 22 gennaio 2010

Fricassea di agnello e cavolfiore verde! Un classico della tradizione ligure, al solito rivisitata!



Di là, il congelatore è strapieno, devo smetterla di comprare! Ho la sindrome da spesa compulsiva! Questo povero congelatore geme e inutilmente occhieggia, con la sua lucina rossa: troppo pieno! troppo pieno!
Sollevo il coperchio e mi tuffo... pesce, petti di pollo, una teglia di lasagne al forno, una quantità indescrivibile di verdure, pane, carni...ecco, agnello! Ho deciso, oggi agnello!
Torno in cucina. Lo lascio scongelare sotto un filo d'acqua corrente. Si lo so, non si fa! Ma me lo sono ricordato troppo tardi per lasciarlo correttamente scongelare una notte in frigo!
Ecco, e ora?
Come lo cucino?
Apro il frigo e guardo cosa c'è. Niente carciofi! Acc..volevo farlo in fricassea! Mia zia faceva una fricassea di carciofi e agnello da leccarsi i baffi! Niente! Eh, no! Un attimo! Ho un bellissimo cavolfiore verde, sodo e croccante...
non esiste la fricassea con il cavolfiore? E chi lo dice? Ora esiste!
Agnello, cavolfiore, un cipollotto fresco, due uova, aglio, limone, ...ho tutto!
Quanto mi piace cucinare così!

Fricassea di agnello e cavolfiore verde.



agnello in pezzi, 1 kg
cipollotto, 1
aglio, 2 spicchi
vino bianco, 1/2 bicchiere
uova, 2 tuorli
limone, il succo di 1
cavolfiore verde, 1
salvia, 1 foglia
alloro, 1 foglia
olio evo, 3 cucchiai ca.
sale, pepe di mulinello

In un largo tegame fr rosolare l'aglio nell'olio evo, unire l'agnello e far rosolare bene. Togliere l'agnello e tenerlo in caldo.
Versare in padella il cavolfiore, pulito e diviso in cimette: farlo rosolare, rimettere la carne nel tegame,unire il cipollotto tritato, la foglia di salvia e di alloro, mescolare e lasciar rosolare un minuto. Sfumare con il vino bianco, poi coprire con il coperchio e lasciar cuocere per circa mezz'ora.
In una ciotola battere, intanto, due uova con sale pepe e il succo di un limone.
A cottura ultimata, spegnere il fuoco. Unire il battuto di uova e limone e mescolare molto bene.
Servire subito, spolverando di buccia di limone grattugiata e pepe bianco di mulinello.

p.s. qualcuno usa aggiungere al battuto di uova e limone anche un cucchiaio di farina. Anche io, a volte. Questa volta no!

giovedì 21 gennaio 2010

Un classico rivisitato. Insalata russa con maionese di sedano rapa. Grazie, Allan Bay!


A me è sempre piaciuto. Da quando l'ho scoperto, tredici anni fa, leggendo Diario della settimana, di cui curava la rubrica di cultura culinaria dal 1997. Mi è sempre piaciuto il mix di ironia, cultura, precisione, grande, grandissima sapienza. Su Diario lo leggevo con piacere, poi l'ho cercato sui suoi libri, interessanti, ricchi, curiosi, affascinanti: la sua è una cucina carnivora, barocca, colta, elegante e raffinata. Mi piace. E lui mi è pure simpatico! Chi??
Ma non ve l'ho detto? Non avete capito?
Allan Bay, cuoco, critico, esperto, ironico gourmet, colto, intelligente, arguto...
E una preparazione di Allan Bay, da La cena delle meraviglie (leggetelo, è unico!), è l'origine di questo mio piatto, rivisitato un poco. La versione originale l'ho preparata per il pranzo di Natale dell'anno scorso: grande, grandissimo successo. Questa, allegerita e fresca, l'ho servita qualche sera fa, ad una cena ed i miei ospiti l'hanno apprezzata moltissimo.
Allan Bay racconta così la genesi del suo piatto:
" E' un curioso piatto che i russi chiamano insalata italiana ed è di origine francese. E' un piatto che lungo gli anni ho in parte modificato (...) per renderlo più leggero e saporito (..). Di mio avevo messo l'aggiunta di un pesce, classica ma non canonica e la sostituzione delle patate con i topinambur, più profumati e (..) più nobili. La svolta arrivò comunque da Pietro Leemann,il grande cuoco del Joia, quando mi fece scoprire la sua "maionese" fatta con il sedano rapa (...). Un'altra svolta avvenne al Dolce Stil Novo di Alfredo Russo, dove scoprii un'insalata russa con degli ingredienti proposti in maniera creativa. Mettendo insieme tutte queste esperienze e sensazioni ho messo a punto la mia insalata russa (...)"
La ricetta originale di Allan bay la trovate qui
questa, invece, è la mia versione, un po' più leggera, visto che ho eliminato totalmente il latte e il burro.Ho lasciato interi i pisellini, perchè mi piace la loro gentile consistenza. Provatelo, è un piatto delicatissimo, assolutamente piacevole. Ottimo proposto in un buffet, in miniporzioni, magari servito sulla conchiglia di una cappasanta, o nei soliti bicchierini.
E sfidate i vostri ospiti a riconoscere gli ingredienti della voluttuosa maionese, assolutamente senza uova!!

Insalata russa con maionese di sedano rapa.



per 4 persone:

200 gr. Topinambur, 200 gr. pisellini freschi(ma anche congelati, alla disperata!), 100 gr. carote, 1 patata media, 4 cappesante, 200 gr. Tonno fresco, 4 uova di quaglia, 1 sedano rapa, erba cipollina, limone, senape, noce moscata,olio extravergine di oliva, sale e pepe.

Per la maionese di sedano rapa.Tagliate circa 150g di sedano rapa a fettine e poi cuocetele a vapore per 20'.(Con la pentola a pressione 5 minuti dal fischio) Scolatele e lasciatele intiepidire. Frullatele poi nel frullatore, con un pizzico di sale, il succo, filtrato, di mezzo limone, una puntina di senape, aggiungendo olio evo a filo, come per una normale maionese. Riponetela in frigorifero.
Rassodate per 5 minuti le uova di quaglia, sgusciatele, passandole sotto l'acqua fredda e tenetele da parte.
Cuocete a vapore i topinambur, con altrettanto sedano rapa, in un pezzo solo. Ci vorranno circa 40 minuti (o 7-8 minuti ca. con la pentola a pressione). Pelate i topinambur e tagliateli a pezzi, così anche il sedano rapa. Frullarli con un poco di acua calda (o brodo leggero) e olio evo: montateli in una crema soda , unite sale e noce moscata. Tenete in caldo.
Pulite le capesante e cuocetele a vapore per circa 5 minuti: tagliatele a fettine.
Cuocete a vapore anche il tonno, per 5 minuti, non di più, e tagliatelo a pezzetti.
Cuoccete a vapore per 5 minuti la patata e la carota, ridotte a cubetti, e i pisellini per 2 minuti.
Per impiattare:
Ho usato un anello (coppapasta) da circa 10 cm. Ho steso il purè di sedano e topinambur, ho messo al centro una cappasanta a fettine, poi i dadini di tonno. Ho fatto uno strato di carote e patate, poi uno con i pisellini. Ho nappato con la maionese di sedano rapa e ho sfilato delicatamente l'anello.
Ho decorato con un uovo di quaglia diviso a metà e qualche filo di erba cipollina.

mercoledì 20 gennaio 2010

Lezioni di cioccolato. Un master in cioccologia e un we con le amiche!



Eccomi qua! Di ritorno da un bellissimo week end, da incontri con amiche, da un corso di cioccolata interessantissimo e divertente!
Scusate il ritardo con cui condivido con voi la mia bellissima esperienza: appena rientrata, ho trovato la mia piccola ammalata: febbre a 40! Proprio 40 e pure 3 lineette! E questi due giorni sono stati davvero un po’ difficili. Ora va un po’ meglio, ed eccomi qui a raccontarvi.

(Molte foto sono di Alessandra, di Cuoca a tempo perso. Ottima fotografa, grande cuoca, delizosa amica-sorella!)

Tre giorni, quindi, bellissimi. Il primo a Siena, a casa di Maria, un’amica dolcissima e cuoca fantastica!

Un’accoglienza affettuosa, calda e vera, una cena fantastica con la sua bella famiglia, l’incontro con un’altra amica, Flavia, la Vulcanica Etnea, che ci ha raggiunte con tutto l’entusiasmo e l’energia che la contraddistingue, una serata di bellissime chiacchiere. Ricette tradizionali, vere toscane, e cucinate con grandissima esperienza e bravura senza pari: antipasti misti, tra cui crostoni con un patè di fegatini e milza da deliquio; ribollita, quella vera, e zuppa di pane, quella che spesso viene “spacciata” per ribollita; poi cinghiale in salmì, semplicemente meraviglioso, un’arista al rosmarino assolutamente divina, uno sformato di cardi da deliquio…i dolci? Un castagnaccio da urlo, accompagnato da un Cointreau fantastico, fatto in casa. La cena,ovviamente, innaffiata da un Chianti buonissimo.

La mattina del sabato ci siamo trasferite a Perugia, che ci ha accolte con una giornata freddissima e un po’ uggiosa! Ma davanti allo stabilimento della Perugina ci siamo ritrovate tutte! Le amiche del raduno di Bordighera e del corso Simili a Roma: Annalu e Fabio da Napoli, Alessà, Stefania e Ed da Roma, come pure Eugenia e Daniela e due loro deliziose amiche, Maria, ovviamente, e la sua splendida Caterina, spiritosa e bravissima, Simonetta, travolgente di simpatia ed allegria, con la sua bellissima e gioiosa nuora Deborah, con la mamma, Flavia da Catania, io da Genova…la voglia di stare insieme, il piacere di condividere degli interessi e delle passioni, l’intesa piacevole che si è creata tra noi.



Scambi di doni, abbracci, gioia di rivedersi, poi eccoci nell’aula!



La riconoscete? Si, è proprio quella dove hanno girato “lezioni di cioccolato”..no, niente Marcorè e neppure Argentero,
ma Alberto,



un maestro bravissimo, competente e simpatico, estremamente paziente con noi, allieve un poco rumorose, ma entusiaste e attente.
Lo abbiamo subito stupito, perché quando ci indicava alimenti a suo dire di difficile reperimento ( latte in polvere, burro di cacao, ecc) tutte rispondevamo in coro: lo abbiamo, lo abbiamo!



La lezione è iniziata a partire da una breve storia del cioccolato, della sua origine, di come viene coltivato, raccolto e lavorato.



Ci prepariamo, ascoltando con attenzione,







e poi al lavoro.



Abbiamo preparato le ganache con cui riempire i nostri cioccolatini, a base di cioccolato bianco e rum, di menta, di gianduia.



Poi abbiamo preparato il cioccolato per i cioccolatini: il temperaggio a spatola, sul tavolo,lavorando con due spatole, una lunga e sottile, l'altra corta e più larga, è stato meno difficoltoso di quanto mi aspettassi…





certo poi le mani sono così!!



Temperato il cioccolato, abbiamo riempito gli stampi, li abbiamo scossi e battuti per distribuire bene il composto e poi rovesciati, per scolare l’eccedenza.
Posati a “testa in giù” sono rimasti a solidificare.



Nel frattempo abbiamo preparato i tartufi…una bontà assoluta, facili e divertenti da preparare



Asciugati i gusci dei cioccolatini, li abbiamo riempiti con le ganache preparate,




poi ricoperti di altro cioccolato,



spatolati per eliminare gli eccessi



e messi a solidificare.

Intanto si ripulisce tutto! Ognuno a suo modo!



Il risultato è esaltante! Cioccolatini buonissimi..e fatti da noi!



Diploma, applausi,risate!



Fuori, si salutano le amiche che partono , si decide di cercare un ristorante che non si trova…sei auto in fila, perdendoci nella nebbiolina fredda, finendo in un locale a mangiare pizza e torte salte alle quattro del pomeriggio! Altre amiche partono, restiamo in dieci e ci sistemiamo in albergo: siamo tutti vicini, le stanze sullo stesso piano: pericolosissimi, quasi un tornado!
La cena è deliziosa, in un ristorante molto noto a Perugia, che ci propone ottime pietanze e un fantastico Sagrantino.



Maria ,scatenata, sforna barzellette e battute al vetriolo! Le risate ci fanno il cuore leggero!
A tarda sera torniamo in albergo, ancora chiacchiere e risate. La mattina seguente molti partono, restiamo in quattro, gli irrudicibili. Carichiamo i bagagli nelle macchine, ma rientriamo un attimo in albergo per un’ultima battuta, poi si va….maanchee no, dai è tardi, è mezzogiorno, potremo mangiare una cosa insieme…solo uno spuntino…andiamo? Ma si, alla ricerca di quel ristorante che non avevamo trovato il giorno precedente.
“Da Maria, la torta al testo più buona che ci sia” , sulle rive del Lago Trasimeno, panorama dolcissimo e cibo ottimo.
Solo uno spuntino?



E poi partiamo davvero, ma non prima di esserci dati appuntamenti a breve: un corso sulla sfoglia, il progetto di un nuovo raduno, la voglia di inventarci occasioni per rivederci ancora. Presto!
Stasera vi saluto, ma le ricette dei cioccolatini arrivano prestissimo!

giovedì 14 gennaio 2010

Pollo ripieno di magro al profumo di agrumi e tè.



Sono di partenza. Domani pomeriggio me ne andrò a trovare un'amica carissima, sulle dolci colline senesi. Non vedo l'ora di riabbracciare lei e la sua dolcissima figlia!!
Sabato, poi, insieme, saremo ad un Corso sul Cioccolato!! E mica una cosa così, alla buona,fatta in casa...no, no!! Alla Perugina, nientepopòdimeno!!!!
E certo che poi vi racconterò (quasi) tutto! E, spero, vi mostrerò un po' di foto!!
Per ora invidiatemi pure!! Ma soprattutto non ve ne andate, torno presto...
E per quando tornerò, lunedì o giù di lì, dovrebbe esser pronta una sorpresa! E figuratevi se vi dico cos'è!!! Restate lì con la vostra curiosità! :)
E mentre vi alambiccate il cervello tentando di indovinare( no, non è il pdf del contest...quello è quasi pronto, giuro!!) leggetevi questa ricetta. E' un pollo buono, profumato e gustosissimo. Adattissimo a questo freddo malefico che ha deciso di spazzolarci le giornate di vento gelido, di punzecchiarci con la sua pioggia ghiacciata, di affliggerci con la nebbia e le nuvole basse. Ma noi ce ne facciamo un baffo! Una fettina di pollo caldo, ben rosolato e profumato, un boccone di ripieno gustoso...e un bel bicchiere di vino rosso!
P.S. Ricetta utile per riciclare pane secco: io ne ho sempre una vagonata...e voi??
A presto!!

Pollo ripieno di magro al profumo di agrumi e tè.



1 pollo ( o una faraona ancora meglio!)
pane raffermo, circa 200g
buccia di limone, mandarino, arancia...
1 uovo
le foglie verdi di 2-3 cipollotti di tropea
parmigiano, 4 cucchiai
250g di tè (black o anche agrumato o fruttato, a piacere)
sale, pepe, noce moscata, cannella


Far bollire circa 250g acqua, unire le bucce del o degli agrumi e sbollentarle qualche minuto. Filtrare e tenere il liquido in caldo.
Privare il pane della crosta, spezzettarlo in una ciotola capiente e bagnarlo con il liquido caldo agli agrumi.Lasciare assorbire bene, fino a che il pane sarà morbido e si disferà bene. Eventualemente unire altro liquido caldo.
Ora unire i fegatini e il cuore tritato, il verde dei cipollotti tritato, il parmigiano; condire con sale, pepe, un poco di noce moscata e di cannella. Mescolare bene e legare con un uovo. Lasciar riposare.
Pulire il pollo, salare e pepare l'interno. Riempirlo con la farcia preparata, chiudere bene l'apertura del pollo con degli stecchini di legno e mettere in forno caldo a 250° per 5-7 minuti, poi bagnare con il tè (io ho usato un tè nero ai fiori d'arancia, voi usate quello che preferite!) abbassare la temperatura e continuare la cottura a 190-200°, bagnando quando necessario, fino a che il pollo sarà dorato e ben cotto.



Con la farcia rimanente ho preparato dei tortini di pane, semplicemente riempiendone dei pirottini monoporzione in alluminio, ben unti e spolverati di pangrattato, e infornati per circa 15 minuti.
Li ho serviti a lato del pollo...

questa ricetta partecipa al contest

mercoledì 13 gennaio 2010

La dieta va bene, ma ogni tanto....Crema di ceci al rosmarino con gamberi spadellati.



Dieta, dieta! Ma ogni tanto una trasgressione fa bene! Se non altro all'umore. E quando vengono a trovarti degli amici, antichi ed affettuosi, mica puoi presentare insalate scondite e fettine al vapore, no??
E così ho preparato in fretta un antipasto di rapidissima esecuzione: si, è un piatto vecchio, scontato, anche un po' banale...ma buonissimo. Sapevo che ai miei amici sarebbe piaciuto .. e a voi?
Un saluto, rapido come la preparazione di questo stuzzichino.

Crema di ceci al rosmarino con gamberi spadellati.

ceci lessati, anche in scatola, 200g
aglio, 2 spicchi
rosmarino, qualche ciuffo
peperoncino rosso, q.b.
pepe, q.b.
gamberi, 4
olio evo
burro, 1 noce
cognac (o vodka, o altri alcolici), 1 dito di bicchiere
(fettine di speck, lardo, pancetta a piacere)


In una piccola pentola far scaldare acqua con aglio, rosmarino e un pezzetto di peperoncino. Unire i ceci e far bollire per 5-7 minuti. Scolare i ceci e versarli nel bicchiere del frullatore, unire un ciuffetto di rosmarino fresco e frullare bene, aggiungendo un poco d'acqua di cottura e olio, fino ad ottenere una crema soffice e morbida. Regolare di sale e pepe. Tenere in caldo.
In una padella far spumeggiare il burro; unire uno spicchio d'aglio, qualche ago di rosmarino e poi i gamberi. Rosolare bene, bagnare con l'alcol preferito ( io ho usato un vecchio cognac, ma voi scegliete quello che più vi piace- all'arancio, al limone, un whisky, una vodka - che non sia troppo dolce). Fiammeggiare, salare e levare dal fuoco.
(volendo, si possono fasciare i gamberi con una fettina di pancetta, o lardo - io lo preferisco - o speck. In questo caso evitate il burro)
Versate la cremina di ceci nei bicchierini, decorate con un gambero e un ciuffetto di rosmarino.

lunedì 11 gennaio 2010

La forza delle donne.La recensione di un vecchio libro bellissimo. Petto d'anatra con trevisana e mela al profumo di mandarino.


(foto internet da : Pane nero, di Miriam Mafai)

Alcuni anni fa ho letto un libro bellissimo. E’ scritto da una donna: e questa è già un bella cosa. E se la donna poi è una grande giornalista, editorialista, co-fondatrice di uno dei più importanti quotidiani del nostro Paese, ancora meglio. Questa donna è Miriam Mafai e il suo libro, uscito nel 1987, è Pane nero - Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale. In questo libro la Mafai ha attraversato, con intensità e delicatezza, la storia collettiva delle donne negli anni dal 40 al 45, dalla trionfalistica dichiarazione di guerra di Mussolini, attraverso gli anni bui e tragici di perdite e di fame, di “pane nero” appunto. Anni in cui le donne uscirono dagli spazi protetti delle loro case, tornarono ( la prima volta era stato durante la Prima Guerra Mondiale) a cercare lavoro, ma anche a prendere decisioni, a compiere scelte estreme e coraggiose. Con gli uomini in guerra erano loro le nuove capofamiglia: giovani e meno giovani, eleganti borghesi o proletarie, cittadine o campagnole, operaie, impiegate, partigiane o fasciste. Furono davvero le donne le uniche vincitrici di una guerra persa tragicamente. Donne che seppero uscire dagli schemi che la società e la cultura fascista aveva imposto loro, che seppero trovare in sé capacità e sicurezze, che seppero crescere rapidamente, assumere decisioni, compiere scelte responsabili. E la Mafai ci racconta la loro Resistenza, come partigiane, in città o sulle montagne, ma anche come madri e mogli: impegnate nella resistenza alla fame, alle bombe, alla penuria. Nell’inventarsi ogni giorno qualcosa da mettere in tavola, per i figli che rimanevano, con le dispense vuote, le tessere annonarie inutili, gli alimenti fondamentali introvabili.
In un passaggio del libro, l’autrice racconta di un soffritto senz’olio, che mi è rimasto in mente. Poiché l’olio era introvabile, e comunque proibitivo, le donne facevano cuocere piano le cipolle tritate, aggiungendo poca acqua. Il sapore del “fondo” di cipolle ricordava quello del soffritto e conferiva al piatto, spesso solo patate, o zucca o polenta, un aroma gradevole, se pur privo del condimento.
E ricordando quel “trucco”, l’altra sera, ho messo insieme questa pietanza, che elimina i grassi (almeno in grandissima parte) lasciando al piatto un aroma piacevole e ricco.
Nella ricetta ho lasciato l’indicazione di un cucchiaino di olio evo. Ma io non l’ho usato affatto e vi assicuro che era buonissimo!
Prima di cucinare l’anatra, rifilate bene il grasso che ricopre i petti: io ne ho lasciato solo poco, un rettangolino o poco più, al centro, dove il petto và a posarsi sulla padella calda. E’ sufficiente per non far aderire la carne alla padella rovente e proteggerla un poco.
La trevisana, amarognola e croccante, ben si bilancia con la mela, morbida e dolce, e contrasta piacevolmente con la carne dell’anatra, profumata al mandarino. I carciofi poi conferiscono una fresca croccantezza…oh, insomma, giudicate un po’ voi!!

Petto d’anatra su trevisana e mela al profumo di mandarino.



4 piccoli petti d’anatra (circa 1 etto l’uno)
1 cipollotto di tropea ( o una piccola cipolla)
2 cespi di trevisana
1 mela croccante + una per la decorazione
2 carciofi
Olio evo, 2 cucchiaini (facoltativo)
Buccia grattugiata di mandarino (o arancia)
½ bicchiere di vino bianco secco
Sale, pepe, noce moscata

Pulire i carciofi, togliendo le foglie esterne più dure e la barbetta interna. Dividerli in 4 parti, e poi a lamelle sottili, tuffandole subito in acqua freddissima acidulata con succo di limone. Pelare i gambi e affettarli sottilmente per il lungo con l’aiuto di un pelapatate: tuffando le striscioline in acqua e ghiaccio, con un poco di limone, si otterranno dei riccioli decorativi.
In una padella mettere pochissimo olio(facoltativo) e far cuocere piano il cipollotto tritato(oppure farlo cuocere senza olio, piano piano, aggiungendo qualche goccia d’acqua). Unire la trevisana pulita e tagliuzzata: far stufare unendo, se necessario, un po’ di acqua. Salare. Spegnere, e condire con una grattugiata di noce moscata. Raccogliere il composto e trasferirlo in un piatto: tenere al caldo. Nella stessa padella unire la mela tagliata a cubetti piccoli. Far rosolare in poco fondo di cottura della verdura per 5 minuti senza aggiungere altro condimento . Spegnere, salare e unire alla mela il composto di verdure. Mescolare e tenere in caldo.
Scaldare un’altra padella, antiaderente, disporre i petti d’anatra con la pelle sul fondo : far cuocere 5-7 minuti dalla parte della pelle, poi scolare il grasso e rigirare i petti. Far cuocere per 3 minuti, poi voltarli nuovamente, sfumare con poco vino bianco e far ridurre. Salare. Cospargere di un po’ di buccia di mandarino grattugiata e spegnere.
Comporre i piatti facendo una base di trevisana e mela. Sovrapponete il petto d’anatra scaloppato ( deve rimanere molto rosato all’interno), e coprite con le lamelle di carciofo. Decorate con un ricciolo di gambo di carciofo, qualche fettina di mela e una foglia di trevisana: fate cadere a pioggia un poco di pepe bianco di mulinello.

domenica 10 gennaio 2010

It's coming soon.

sabato 9 gennaio 2010

Dieta si! Ma con allegria! Crostoni di polenta con carpaccio spadellato e julienne di zucchine.




Questa mattina pensavamo di svegliarci sotto una spessa coltre di neve ed invece nella notte si è riversata sulla città una pioggia fredda e fitta, rabbiosa di raffiche cupe e di folate ghiacciate.
E così oggi ho cucinato la polenta!
Polenta si! E non rimproveratemi, accusandomi di aver già dimenticato la dieta! Me la ricordo benissimo, aihmè! Avrei una voglia di affondare i denti in una tavoletta di cioccolato, o di gustarmi una brioche soffice e zuccherosa…mhhhh! No, coraggio! Andiamo avanti, che è meglio!
Dicevamo la polenta! Non è di per sé un piatto calorico! Le sue calorie sono comprese, in genere, tra le 80 e le 130 per 100 g.
Certo che diventa un piatto pericoloso per la linea, se la presentiamo condita con i sughi tradizionali: formaggio, burro,salsiccia o sugo di maiale, ecc.

Oggi ho provato ad accostare a fette di polenta, semplicemente tostate in padella, un contorno leggero, quasi privo di grassi, con la presenza di verdure cotte e crude.
Insomma, un piatto completo, leggero, saziante e...buono!

Crostoni di polenta con carpaccio spadellato e julienne di zucchine.



Farina di mais bramata, ca 350g
Acqua, 1l e 1/2
Sale grosso, 1 cucchiaino.

1 carota piccola
1 gambo di sedano
½ cipolla
400g carpaccio di vitella
4 zucchine piccole e sode
Olio evo, 1 cucchiaino
sale e pepe di mulinello.
¼ di bicchiere di vino bianco.
Buccia di limone grattugiata, un pizzico

Preparare la polenta, come d'abitudine. Scodellarla in una teglia rettangolare e lasciarla freddare bene.
Con una mandolina, riducete a julienne, ma non troppo sottile, il verde delle zucchine e gettare mano a mano le striscioline in poca acqua e ghiaccio.
Ridurre a brunoise sedano, carota e cipolla.
Tagliare a striscioline il carpaccio.
Scaldare in una padella antiaderente un filo d’olio e versare il trito di verdure, far cuocere per 1’ e poi unire la carne . Fare saltare pochi minuti, in modo che la carne rimanga morbida, sfumare con pochissimo vino bianco, che ridurrà i grassi del piatto, salare, pepare e ritirare dal fuoco.
In un’altra padella antiaderente(io ne uso una in ghisa, dal fondo pesantissimo) far tostare senza condimento la polenta, pochi minuti per parte.
Impiattare ponendo al centro del piatto il crostino di polenta, versare sopra il carpaccio saltato con le sue verdurine e guarnire con le zucchine a julienne. Condire con una grattugiatina di buccia di limone e una spolverata di pepe bianco di mulinello.