

Il 20 gennaio del 1932 un mercantile si staccò dalla banchina del porto di Genova. Dicono fosse una mattina bellissima, con appena un poco di foschia all’orizzonte. Sul mercantile, i marinai si muovevano rapidi e capaci, economizzando i movimenti.
Nella cabina del comandante, che si era galantementetrasferito altrove, la giovane donna sfilò lo spillone dalla crocchia di capelli castano dorati e tolse il cappellino civettuolo. Si voltò, raggiante, e sorrise all’uomo alto e affascinante che la guardava adorante.
Chiudiamo la porta, piano, per non disturbare.
Quella bellissima ragazza è mia nonna Lucia, e lui, il mio adorato Nonno Renato. E si guarderanno così fino all’ultimo giorno passato insieme: lei luminosa e gioiosa, lui adorante. Per sempre.
Sono in viaggio di nozze: un po’ spartano, certo,un viaggio di nozze Genova-Messina su un mercantile, ma loro sono tanto innamorati e così felici di essere riusciti, finalmente, a sposarsi, che quello, per loro è un viaggio da favola!
Si erano conosciuti due anni prima: lui che saliva la scalinata per raggiungere la sua abitazione, lei, svedese da pochi mesi in Italia, che aspettava, affacciata alla finestra, il ritorno del fratello.
Genova era piccola, allora, si conoscevano un po’ tutti nell’elegante quartiere dove abitavano. Lucia salutava le sorelle e la madre di lui, quando al pomeriggio si incontravano nel viale, passeggiando sotto gli eleganti parasole, e Renato incontrava i fratelli di lei, in Darsena dove avevano i rispettivi uffici…
Quel giorno, Renato aveva alzato gli occhi scuri, e aveva incrociato lo sguardo della bellissima ragazza alla finestra. Aveva sorriso, sfiorando la tesa dell’elegante cappello. Lei aveva risposto raccogliendo un ricciolo e ravviando la crocchia morbida dei capelli. Forse aveva sorriso, appena.
Per due anni, da allora, avevano cercato di sposarsi, resistendo all’assoluto, inspiegabile rifiuto dei fratelli di Lucia. Si erano amati quietamente, ma senza mai recedere. Lui passava sotto le finestre di lei, alzava lo sguardo brillante e la salutava, toccando appena la tesa del cappello . Nella bella stagione, nell’intervallo di pranzo, prendeva il trenino che lo portava ad Arenzano, percorreva il viale ombroso dove era la villa estiva di lei, che era fuori in giardino con le cognate: le lasciava un sorriso, il gesto galante di togliersi la paglietta, poi riprendeva il treno.
Così ogni giorno, per due anni.
Fino a che, sfiniti, i quattro fratelli accettarono quel cognato chissà perché bistrattato (un cognato che negli anni seguenti, finirà per aiutarli tutti, economicamente, e poi offrendo rifugio e cibo durante la guerra, e nel dopoguerra lavoro e sicurezze).
Fino a quel giorno di gennaio, al matrimonio sobrio e veloce, ma non per questo meno gioioso! E la partenza, per quella che allora era quasi una terra esotica: Messina e la Sicilia.
I nonni restarono a Messina fino al 1940, fecero nascere lì le tre figlie, furono là incredibilmente felici, strinsero amicizie e costruirono quella attività che ancora oggi esiste ed è feconda. Poi tornarono a Genova, sotto bombardamenti e difficoltà.
Ma questa è un’altra storia.
Dalla Sicilia la nonna riportò ricordi incantevoli e numerose ricette che oggi fanno parte del nostro bagaglio famigliare.
E questa è una di quelle ricette. Uno stoccofisso profumato e saporito, un piatto leggermente agrodolce, equilibrato e gustoso. Non fatevi intimidire dagli ingredienti un po’ inconsueti: provatelo!
Stoccafisso alla ghiotta (piscistoccu all’agghiotta) o alla messinese.

Ingredienti per 4 persone.
1, 2 kg stoccofisso, bagnato e pulito.
Olive verdi, 12
Olive nere,12
Sedano,50g
Cipolla, 1 grossa
Uva passa, 1 manciata abbondante
Capperi sotto sale,1 manciata
Pinoli, 1 manciata
Pomodori pelati, 2 scatole
Concentrato di pomodoro, 1 scatoletta o mezzo tubetto.
Patate, 6 grosse
Olio e.v.o.
Pulite lo stoccafisso, grattando la pelle con la lama di un coltello senza toglierla. Mettete in un ampio tegame , meglio se di coccio, abbondante olio e.v.o. la cipolla e il sedano tritati.
Fate imbiondire, poi aggiungete i capperi dissalati, le olive verdi e nere. Fate soffriggere. Aggiungete ora i pelati e la salsa, salate e pepate, mescolate bene e fate riprendere il calore. Aggiungete l’uvetta, rinvenuta in acqua fredda e poi strizzata, e cuocete per circa 30 minuti.
Intanto pelate e tagliate a pezzi grossi le patate, poi friggetele in abbondante olio, scolatele e asciugatele bene.
Aggiungete nel tegame lo stoccafisso, tagliato a pezzotti di ca. 10 cm, posandolo dalla parte della pelle in modo che affondi un poco nel sugo. Poi copritelo con le patate fritte precedentemente.
Far cuocere senza più mescolare per circa 30 minuti.