lunedì 11 gennaio 2010
La forza delle donne.La recensione di un vecchio libro bellissimo. Petto d'anatra con trevisana e mela al profumo di mandarino.
(foto internet da : Pane nero, di Miriam Mafai)
Alcuni anni fa ho letto un libro bellissimo. E’ scritto da una donna: e questa è già un bella cosa. E se la donna poi è una grande giornalista, editorialista, co-fondatrice di uno dei più importanti quotidiani del nostro Paese, ancora meglio. Questa donna è Miriam Mafai e il suo libro, uscito nel 1987, è Pane nero - Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale. In questo libro la Mafai ha attraversato, con intensità e delicatezza, la storia collettiva delle donne negli anni dal 40 al 45, dalla trionfalistica dichiarazione di guerra di Mussolini, attraverso gli anni bui e tragici di perdite e di fame, di “pane nero” appunto. Anni in cui le donne uscirono dagli spazi protetti delle loro case, tornarono ( la prima volta era stato durante la Prima Guerra Mondiale) a cercare lavoro, ma anche a prendere decisioni, a compiere scelte estreme e coraggiose. Con gli uomini in guerra erano loro le nuove capofamiglia: giovani e meno giovani, eleganti borghesi o proletarie, cittadine o campagnole, operaie, impiegate, partigiane o fasciste. Furono davvero le donne le uniche vincitrici di una guerra persa tragicamente. Donne che seppero uscire dagli schemi che la società e la cultura fascista aveva imposto loro, che seppero trovare in sé capacità e sicurezze, che seppero crescere rapidamente, assumere decisioni, compiere scelte responsabili. E la Mafai ci racconta la loro Resistenza, come partigiane, in città o sulle montagne, ma anche come madri e mogli: impegnate nella resistenza alla fame, alle bombe, alla penuria. Nell’inventarsi ogni giorno qualcosa da mettere in tavola, per i figli che rimanevano, con le dispense vuote, le tessere annonarie inutili, gli alimenti fondamentali introvabili.
In un passaggio del libro, l’autrice racconta di un soffritto senz’olio, che mi è rimasto in mente. Poiché l’olio era introvabile, e comunque proibitivo, le donne facevano cuocere piano le cipolle tritate, aggiungendo poca acqua. Il sapore del “fondo” di cipolle ricordava quello del soffritto e conferiva al piatto, spesso solo patate, o zucca o polenta, un aroma gradevole, se pur privo del condimento.
E ricordando quel “trucco”, l’altra sera, ho messo insieme questa pietanza, che elimina i grassi (almeno in grandissima parte) lasciando al piatto un aroma piacevole e ricco.
Nella ricetta ho lasciato l’indicazione di un cucchiaino di olio evo. Ma io non l’ho usato affatto e vi assicuro che era buonissimo!
Prima di cucinare l’anatra, rifilate bene il grasso che ricopre i petti: io ne ho lasciato solo poco, un rettangolino o poco più, al centro, dove il petto và a posarsi sulla padella calda. E’ sufficiente per non far aderire la carne alla padella rovente e proteggerla un poco.
La trevisana, amarognola e croccante, ben si bilancia con la mela, morbida e dolce, e contrasta piacevolmente con la carne dell’anatra, profumata al mandarino. I carciofi poi conferiscono una fresca croccantezza…oh, insomma, giudicate un po’ voi!!
Petto d’anatra su trevisana e mela al profumo di mandarino.
4 piccoli petti d’anatra (circa 1 etto l’uno)
1 cipollotto di tropea ( o una piccola cipolla)
2 cespi di trevisana
1 mela croccante + una per la decorazione
2 carciofi
Olio evo, 2 cucchiaini (facoltativo)
Buccia grattugiata di mandarino (o arancia)
½ bicchiere di vino bianco secco
Sale, pepe, noce moscata
Pulire i carciofi, togliendo le foglie esterne più dure e la barbetta interna. Dividerli in 4 parti, e poi a lamelle sottili, tuffandole subito in acqua freddissima acidulata con succo di limone. Pelare i gambi e affettarli sottilmente per il lungo con l’aiuto di un pelapatate: tuffando le striscioline in acqua e ghiaccio, con un poco di limone, si otterranno dei riccioli decorativi.
In una padella mettere pochissimo olio(facoltativo) e far cuocere piano il cipollotto tritato(oppure farlo cuocere senza olio, piano piano, aggiungendo qualche goccia d’acqua). Unire la trevisana pulita e tagliuzzata: far stufare unendo, se necessario, un po’ di acqua. Salare. Spegnere, e condire con una grattugiata di noce moscata. Raccogliere il composto e trasferirlo in un piatto: tenere al caldo. Nella stessa padella unire la mela tagliata a cubetti piccoli. Far rosolare in poco fondo di cottura della verdura per 5 minuti senza aggiungere altro condimento . Spegnere, salare e unire alla mela il composto di verdure. Mescolare e tenere in caldo.
Scaldare un’altra padella, antiaderente, disporre i petti d’anatra con la pelle sul fondo : far cuocere 5-7 minuti dalla parte della pelle, poi scolare il grasso e rigirare i petti. Far cuocere per 3 minuti, poi voltarli nuovamente, sfumare con poco vino bianco e far ridurre. Salare. Cospargere di un po’ di buccia di mandarino grattugiata e spegnere.
Comporre i piatti facendo una base di trevisana e mela. Sovrapponete il petto d’anatra scaloppato ( deve rimanere molto rosato all’interno), e coprite con le lamelle di carciofo. Decorate con un ricciolo di gambo di carciofo, qualche fettina di mela e una foglia di trevisana: fate cadere a pioggia un poco di pepe bianco di mulinello.
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Mi hai fatto venire il nodo in gola, facendomi ricordare i racconti di mia nonna e soprattutto di mia mamma,sui tempi di guerra,i fascisti, la fame, i bombardamenti, su come in campagna si riusciva a sopravvivere alla povertà e alla mancanza di cibo. Un giorno mia mamma mi fece un racconto stupendo su come si usava il lievito madre e su come era considerata preziosa la farina. E non scorderò MAI il racconto di una bravissima sarta, grande lavoratrice,quando un Natale, lei e sua madre e sua sorella non avevano niente, assolutamente niente da mangiare e una signora le diede un sacchettino di farina. Ricordo gli occhi della sarta che si riempirono di lacrime mentre mi raccontava la gioia che provò allora, poco più che bambina, nel portare a casa quel sacchetto di farina e la festa che fecero sua madre e sua sorella nel sapere che qualcosa da mangiare era arrivato. Con quel sacchetto di farina festeggiarono il Natale.
RispondiEliminaPatrizia ,ma che mi fai ricordare! :-) Ero venuta a dare una sbirciatina a "It's coming soon" e ti trovo il libro della Mafai! Vorrei leggerlo, ma non so se ne avrò il coraggio, forse con una scorta di fazzolettini di carta. Comunque grazie per averne parlato. :-))
Ah! Conosco quel soffritto, hai avuto proprio una bella idea a proporlo. Altra ricetta stuzzichina senza quintali di grassi...bene, bene :-P
....dimenticavo la firma! Oggi facciamo Vichy he he he
Ooohhhh che fame mi hai fatto venire.. un bacione.
RispondiEliminaPatrizia, non conosco questo libro, grazie infinite. Sai che la cottura senz'olio la faccio spesso ? si, il colesterolo troppo alto dell'uomo di casa mi costringe ad usare questi metodi, per fortuna non dovuti dalla fame e della troppo ristrettezza. Un bacione
RispondiEliminaUn giorno un cliente mi raccontò di una notte di bombardamenti a Genova. Lui, bambino, e la sua famiglia erano rifugiati nella galleria di Sturla. Immaginati l'angoscia.Ma il vero cruccio di sua mamma era la bottiglia d'olio che quel giorno erano riusciti a procurarsi. Il suo timore era che una bomba, cadendo sulla casa, potesse far perdere alla sua famiglia quel tesoro. Il mio cliente, un uomo di 70 anni, raccontando quest'episodio aveva le lacrime agli occhi e anch'io sono riuscita a stento a trattenerle. La guerra crea diversi parametri di giudizio e assegna valori diversi a ciò che noi diamo per scontato. Giuro che non ho più guardato all'olio nello stesso modo. E ringrazio ogni giorno perchè a noi e ai nostri figli è stata risparmiata una simile esperienza. Tanti cari saluti Rosanna
RispondiEliminaUna bellissima recensione di un libro che mi hai fatto venir volgia di leggere, capire il nostro passato, soprattutto come donna ci aiuta a vivere e capire il presente!
RispondiElimina...cmq lo sai che spesso, per questione di taglio grassi anche io ho soffritto la cipolla in poca acqua?! :)
ciao e complimenti
Terry
Un altro libro interessantissimo sullo stesso tema, ricco tra l'altro anche di molte immagini che davvero spingono alla riflessione, è: "Le Donne e la Cucina nel Ventennio. Cucinando nel Fascismo" di Luisella Ceretta, Edizioni Susalibri. Alcune ricette sono davvero messe insieme con meno di niente...
RispondiEliminaVichy: Sei un tesoro! E comunque leggilo il libro della Mafai! Mi pare che sia stato ripubblicato recentemente. E' anche ironico, a tratti divertente. Molto intenso!
RispondiEliminaLa cuoca pasticciona: un bacio anche a te!! :)
Ale: Hai ragione! a volte non ci rendiamo pienamente conto della fortuna sfacciata che abbiamo! Alcuni gesti o comportamenti che per noi sono dettati da esigenze di "linea" o di salute, poco tempo fa ( nel nostro mondo, e ancor oggi in "altri mondi", )erano imposti da condizioni di guerra e di fame!
Rosanna: La mia nonnina adorata mi raccontava dei km che faceva per andare a portare il sale e il tabacco ai contadini dell'entroterra ligure in cambio di zucche, farina e patate...ho sempre molto rispetto per alimenti così "poveri" , che hanno permesso alla nonna e alle sue tre (allora)bimbette di sopravvivere!! hai posta!!!:))
crumpets: Leggilo, leggilo! Io l'ho trovato bellissimo! Un bacio!
acquaviva: me lo procurerò, grazie! Ho avuto modo, per motivi di lavoro, di sfogliare riviste di moda, cucina ecc. degli anni tra il 1910 e il 1946... cose incredibili! Negli anni della guerra (soprattutto la Seconda, ovviamente) Le donne erano riuscite addiritura a creare una "moda" con il recupero! Golfini millerighe di lana riciclata, gonne fatte con le vecchie coperte, giacche riadattate da vecchi cappotti, scarpe con il sughero sotto (le famose zeppe!)...incredibile la forza delle donne di non arrendersi mai!!! :)
mi hai svegliato un sacco di ricordi che mi raccontava mio padre, quandi non volevo mangiare e lui per mezzo kl di farina di mais camino un giorno intero a piedi.
RispondiEliminabella ricetta grazie simonetta
Ciao Patrizia. Mi hai scritto ? non ho trovato la mail :o(
RispondiEliminaSe non hai scritto...scusa per il disguido. A presto Rosanna
Rosanna: ti ho ri-scritto... vedi se è arrivata!! :)
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