venerdì 30 ottobre 2009
Una storia d’amore. E lo stoccafisso alla ghiotta.
Il 20 gennaio del 1932 un mercantile si staccò dalla banchina del porto di Genova. Dicono fosse una mattina bellissima, con appena un poco di foschia all’orizzonte. Sul mercantile, i marinai si muovevano rapidi e capaci, economizzando i movimenti.
Nella cabina del comandante, che si era galantementetrasferito altrove, la giovane donna sfilò lo spillone dalla crocchia di capelli castano dorati e tolse il cappellino civettuolo. Si voltò, raggiante, e sorrise all’uomo alto e affascinante che la guardava adorante.
Chiudiamo la porta, piano, per non disturbare.
Quella bellissima ragazza è mia nonna Lucia, e lui, il mio adorato Nonno Renato. E si guarderanno così fino all’ultimo giorno passato insieme: lei luminosa e gioiosa, lui adorante. Per sempre.
Sono in viaggio di nozze: un po’ spartano, certo,un viaggio di nozze Genova-Messina su un mercantile, ma loro sono tanto innamorati e così felici di essere riusciti, finalmente, a sposarsi, che quello, per loro è un viaggio da favola!
Si erano conosciuti due anni prima: lui che saliva la scalinata per raggiungere la sua abitazione, lei, svedese da pochi mesi in Italia, che aspettava, affacciata alla finestra, il ritorno del fratello.
Genova era piccola, allora, si conoscevano un po’ tutti nell’elegante quartiere dove abitavano. Lucia salutava le sorelle e la madre di lui, quando al pomeriggio si incontravano nel viale, passeggiando sotto gli eleganti parasole, e Renato incontrava i fratelli di lei, in Darsena dove avevano i rispettivi uffici…
Quel giorno, Renato aveva alzato gli occhi scuri, e aveva incrociato lo sguardo della bellissima ragazza alla finestra. Aveva sorriso, sfiorando la tesa dell’elegante cappello. Lei aveva risposto raccogliendo un ricciolo e ravviando la crocchia morbida dei capelli. Forse aveva sorriso, appena.
Per due anni, da allora, avevano cercato di sposarsi, resistendo all’assoluto, inspiegabile rifiuto dei fratelli di Lucia. Si erano amati quietamente, ma senza mai recedere. Lui passava sotto le finestre di lei, alzava lo sguardo brillante e la salutava, toccando appena la tesa del cappello . Nella bella stagione, nell’intervallo di pranzo, prendeva il trenino che lo portava ad Arenzano, percorreva il viale ombroso dove era la villa estiva di lei, che era fuori in giardino con le cognate: le lasciava un sorriso, il gesto galante di togliersi la paglietta, poi riprendeva il treno.
Così ogni giorno, per due anni.
Fino a che, sfiniti, i quattro fratelli accettarono quel cognato chissà perché bistrattato (un cognato che negli anni seguenti, finirà per aiutarli tutti, economicamente, e poi offrendo rifugio e cibo durante la guerra, e nel dopoguerra lavoro e sicurezze).
Fino a quel giorno di gennaio, al matrimonio sobrio e veloce, ma non per questo meno gioioso! E la partenza, per quella che allora era quasi una terra esotica: Messina e la Sicilia.
I nonni restarono a Messina fino al 1940, fecero nascere lì le tre figlie, furono là incredibilmente felici, strinsero amicizie e costruirono quella attività che ancora oggi esiste ed è feconda. Poi tornarono a Genova, sotto bombardamenti e difficoltà.
Ma questa è un’altra storia.
Dalla Sicilia la nonna riportò ricordi incantevoli e numerose ricette che oggi fanno parte del nostro bagaglio famigliare.
E questa è una di quelle ricette. Uno stoccofisso profumato e saporito, un piatto leggermente agrodolce, equilibrato e gustoso. Non fatevi intimidire dagli ingredienti un po’ inconsueti: provatelo!
Stoccafisso alla ghiotta (piscistoccu all’agghiotta) o alla messinese.
Ingredienti per 4 persone.
1, 2 kg stoccofisso, bagnato e pulito.
Olive verdi, 12
Olive nere,12
Sedano,50g
Cipolla, 1 grossa
Uva passa, 1 manciata abbondante
Capperi sotto sale,1 manciata
Pinoli, 1 manciata
Pomodori pelati, 2 scatole
Concentrato di pomodoro, 1 scatoletta o mezzo tubetto.
Patate, 6 grosse
Olio e.v.o.
Pulite lo stoccafisso, grattando la pelle con la lama di un coltello senza toglierla. Mettete in un ampio tegame , meglio se di coccio, abbondante olio e.v.o. la cipolla e il sedano tritati.
Fate imbiondire, poi aggiungete i capperi dissalati, le olive verdi e nere. Fate soffriggere. Aggiungete ora i pelati e la salsa, salate e pepate, mescolate bene e fate riprendere il calore. Aggiungete l’uvetta, rinvenuta in acqua fredda e poi strizzata, e cuocete per circa 30 minuti.
Intanto pelate e tagliate a pezzi grossi le patate, poi friggetele in abbondante olio, scolatele e asciugatele bene.
Aggiungete nel tegame lo stoccafisso, tagliato a pezzotti di ca. 10 cm, posandolo dalla parte della pelle in modo che affondi un poco nel sugo. Poi copritelo con le patate fritte precedentemente.
Far cuocere senza più mescolare per circa 30 minuti.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
eccellente..attenzione a trattare bene il pesce prima di cucinarlo
RispondiEliminacara carissima.... ricetta sublime...mai fatta...ma la farò e penserò a te..e alla storia bellissima dei tuoi nonni....ma poi lo scrivi un libro...vero??? baci da chi è più vicina a Messina di te!!! E il mio nonno era di là....dal grande vulcano...baci
RispondiEliminaAnonimo. Il pesce è stato trattato benissimo: picchiato un po', ammollato come si deve e poi ripulito per benino....
RispondiEliminaAnonima sicula. Un libro? Mah!! Baci anche a te!
ah...qui è di nuovo il grande vulcano...il primo post non è il mio!!!Ribaci
RispondiEliminaSi, etnea, tranquilla....conosco l'anonimo su al primo piano!!Che però potreste anche firmarvi, eh!! Magari solo con uno pseudonimo, un nomignolo, un versetto!!Ma va bé!!
RispondiEliminaChe bella storia!! Adoro le storie ricche di ricordi e sentimento!
RispondiEliminabuon week end
Paola
Che storia da brividi , e come sono belle le tue parole !
RispondiEliminaPer quanto riguarda lo stoccafisso , è già una meraviglia così , ma il valore aggiunto lo rende davvero davvero unico . Un saluto .chiara
Paola. è una storia che la nonna ci ha raccontato tante volte e ogni volta gli occhi le "sparluccicavano". Buona fine settimana a te
RispondiEliminaChiara, che bello quando mentre cucini senti le parole e rifai i gesti di chi ti ha insegnato a cucinare, e anche ad amare e a vivere...un bacio
Questa storia legata allo stoccafisso mi ricorda tanto l'inizio del libro del Torregrossa "Il conto delle minne" (ok, ne parlo sempre, ma è davvero un bellissimo libro) così lieve e intimo allo stesso tempo. Io non l'ho fatto mai, benché mio padre fosseproprio di quelle parti, ma la zia ogni volta che veniva a trovarci (oramai trasfeirtati in Toscana) non mancava di riproporlo... e anche io così ho i miei bei ricordilegati proprio a uno stoccafisso!
RispondiEliminaBaci
Stefania
Che bella storia d'amore, quella dei nonni e che vita piena di avventure devono aver vissuto,tu hai raccontato in modo lieve questo quadretto, me li hai fatti sentire molto vicini.
RispondiEliminaLo stoccafisso cucinato in codesto modo è sicuramente da provare.
Grazie
diana
secondo te posso farmi intimorire da ingredienti "inconsueti"?! Piuttosto mi faccio affascinare dalla tua storia, che aggiunge alla ricetta quell'aroma buono di affetti familiari...
RispondiEliminaFantasie: Stefania, ho letto "Il conto delle minne"e l'ho trovato anche io un libro molto bello. Grazie, il paragone mi onora molto!
RispondiEliminaDiana. Davvero la vita dei nonni è stata ricca, piena di amore, anche se, per il nonno, purtroppo molto breve! Ma la nonna, che è mancata poi a 97 anni, lo ha continuato ad amare con lo stesso entusiasmo e la stessa gioia di allora!
Acquaviva: Grazie, carissima!!
Patrizia, veramente una bella ricetta, legata da una bellissima storia ;-)
RispondiElimina...beh...car...ma grande vulcano non è uno pseudonimo troppo carino??Che tra l'altro per carattere e aspetto fisico...mi si addice alla perfezione.... ma vedi tu un po' 'sta melagrana!!!
RispondiEliminaAnna luisa e Fabio. Grazie, carissimi!
RispondiEliminaIn Campania lo stoccafisso è molto utilizzato...voi lo cucinate? Come???
Anonima etnea! Ovviamente per te farò un'eccezione! Ma piantala lì, la donna cannone!!!:)
Patrizia, i commenti sulla ricetta te li ho già fatti su CI. Qui volevo commentare la bellissima storia dei tuoi nonni che tu hai saputo raccontare così bene che... mi sembrava di esserci, su quel molo di Genova!
RispondiEliminaBaci,
Valeria
Giowall. Grazie Valeria! Baci a te!
RispondiEliminaMa che meraviglia, mentre la leggevo ho sentito delle piacevoli vibrazioni sulla mia pelle.
RispondiEliminagrazie.
io non sono brava a cucinare, ma questa ricetta la proverò sicuramente.
ciao ciao
Il tuo quattro quarti agli agrumi e alla vaniglia... che meraviglia!
RispondiEliminaFatto, adorato, rifatto, rifatto, postato...
grazie davvero!
Teodolinda: Dubito fortemente che tu non sia brava in cucina.in compenso dal tuo blog vedo che fai cose meravigliose...bravissima!!
RispondiEliminaDaniela. Sono felice che ti piaccia la torta!Che bello il tuo blog...bello il lampo biondo della tua bimba, il tuo pancione rotondo e..che bella sorpresa! L'altro mio grande piacere, oltre che cucinare, è lavorare a maglia..ho vestito per anni le mie due bambine (ora grandette!!)..Auguri per la creaturina in arrivo!!
Patrizia, da noi lo stoccafisso è un piatto tipico della Vigilia di Natale. Si cucina semplicemente fatto a pezzi, infarinato e fritto; oppure in un sughetto di pomodori freschi e olive nere.
RispondiEliminaTi abbracciamo
Anna Luisa e Fabio